Molte sono le domande che i genitori si pongono: a che età il bambino può cominciare a vedere la televisione? L’esposizione per troppo tempo può procurare danni? Come proteggere il bambino da immagini e programmi inadeguati?
I minori corrono dei rischi quando sono esposti per troppo tempo e da soli alla visione di trasmissioni e spettacoli che possono turbarli e influenzarli negativamente. E occorre considerare che, comunque, un eccessivo utilizzo della tv, anche indipendentemente dal tipo di programma, riduce il tempo dedicato alla creatività, alla relazione con coetanei ed adulti, alla lettura ed alla attività ludica.
Non di rado i bambini “subiscono” messaggi, valori, modalità di comunicazione che, per loro età e la situazione ambientale, possono influire in modo negativo sullo sviluppo psico-fisico e, a volte, determinare danni difficilmente riconoscibili nell’immediato ed in seguito difficili da “riparare”.
Dati statistici e casi clinici evidenziano come le famiglie siano scarsamente attente a riconoscere i programmi più adatti all’età dei figli: spesso sottovalutano i rischi ai quali sono esposti i ragazzi, non controllano le trasmissioni che i bambini vedono, non ne discutono con loro, consentendo a quanto trasmesso di influenzare, quando non di invalidare, le dinamiche educative e di comunicazione all’interno della famiglia.
L’apparecchio televisivo nella camera del bambino o dell’adolescente riduce, ad esempio, in modo rilevante l’ascolto affettivo, partecipato e condiviso, tra i vari componenti del nucleo familiare. La visione individuale della TV impedisce la possibilità del “conoscersi e riconoscersi” che consente ai bambini una importante rassicurazione nel loro itinerario di crescita.
Il mezzo televisivo, inoltre, proprio per la sua natura, nelle trasmissioni di intrattenimento propone una cultura dove le singole “verità” vengono urlate ed i genitori spesso non sono presenti per rispondere ad eventuali richieste chiarificatrici di dubbi e paure dei minori.
I consigli dello psicologo
1) Non considerare la TV come un mezzo “per far star buono il bambino”.
2) Tenere presente che il tempo dedicato alla televisione deve essere limitato (come tutte le attività di tipo sedentario) ed intervallato dal gioco, dalla lettura, dallo sport, dal dialogo.
3) Scegliere trasmissioni di qualità che proteggano il bambino da informazioni e materiali dannosi per il suo sviluppo.
4) Scoraggiare l’abitudine ad addormentarsi davanti alla tv, in camera o sul divano, favorendo la lettura serale di un libro o, ancor meglio, un momento di dialogo.
5) Non consentire al bambino/ragazzo di utilizzare la televisione come “sottofondo” allo studio ed alla esecuzione dei compiti, in quanto può ostacolare la concentrazione ed aumentare la sua stancabilità.
6) Condividere, quando possibile, la visione di spettacoli di intrattenimento, di informazione, di film, che, anche se adatti ai bambini, spesso possono avere bisogno di spiegazioni, rassicurazioni, valutazione.
7) Considerare che la ripetitività di pubblicità e trasmissioni di intrattenimento induce all’aumento dei desideri, al consumismo, all’imitazione di modelli di comportamento superficiali o del tutto irreali.
8) Tenere presente che, pur essendo il mezzo televisivo un utile strumento per gli apprendimenti, un uso esclusivo di tale mezzo rischia di non favorire lo sviluppo della concentrazione, delle capacità critiche ed di ostacolare l’apprendimento scolastico, determinando situazioni di confusione.
Articolo tratto dal sito dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma
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