SPAZIO SCUOLE
 
 
Studiare in famiglia:
scontro o risorsa educativa?
Come aiutare i propri figli ad amare lo studio.
Consigli pratici

Un vero successo il Corso per genitori sul tema “Come promuovere motivazione e interesse allo studio?”, rivolto alle famiglie e agli insegnanti dei ragazzi frequentanti le classi 4a e 5a elementare e le scuole “medie” . Davanti a una platea molto numerosa è intervenuto il prof. Mazzeo, preside ed esperto nella metodologia dell’apprendimento e autore di testi sul metodo di studio.

Il Corso, proposto dall’Assessore all’Istruzione del Comune di Crema Laura Zanibelli, è condiviso dal Gruppo Continuità e dai Dirigenti Scolastici, come contributo all’interno dei progetti per il Diritto allo Studio.
Ed ecco qualche spunto di riflessione anche per chi non ha potuto partecipare:

Il Prof. Mazzeo ha evidenziato il significato del termine studio: cioè prendere coscienza della ricchezza e varietà del reale nella sua complessità e nel suo significato, compito (che implica l’azione del compiere), apprendere, cioè “afferrare con la mente”.
Ha invitato i genitori a far riflettere i ragazzi sulla loro esperienza, perciò sullo studio ma anche sullo sport, per scoprire quando e se lo studio diventa noia o interesse.
Ha suggerito di pensare lo studio in famiglia non come il solito scontro che si tramuta in ansia, forse a volte più per i genitori che per i figli, ma come una possibilità in più per entrare in rapporto, a partire dalla domanda “Cos’hai capito oggi?”.

Domanda che pone in azione una dinamica ben diversa dalla ben più ricorrente ”Hai studiato? Hai fatto i compiti? Che voti hai preso?”.

Questioni del tipo “Cos’hai capito oggi?”, “Cos’hai imparato oggi?” si possono applicare anche ad altro (TV, sport ad esempio), partendo dall’ipotesi che “il genitore vede la totalità del ragazzo, non può fermarsi al particolare, fino a far diventare lo studio il problema della famiglia”.
La domanda “Cos’hai imparato oggi?” può essere anche rivolta dai figli ai genitori.

Lo Studio E’: risorsa educativa- con al centro del processo di apprendimento il bambino/ragazzo in azione con le sue esigenze, la sua ragione, la sua libertà, i suoi processi cognitivi, la sua affettività, le sue attitudini, le sue difficoltà, in rapporto coi genitori.
Lo Studio E’: gesto di libertà - perchè anche se il figlio può sentirsi costretto a studiare (un genitore in sala ha parlato di percezione dello studio da parte del figlio come costrizione fisica), di fatto inizia a studiare, cioè a imparare, quando liberamente decide di mettersi in gioco. E allora lo studio non è più noia (come è stato riportato da un genitore) perché non si è rimasti passivi, anche se implica impegno e fatica.
Lo Studio E’: problema di procedimenti, di metodo- che sono insegnati a scuola, in modi diversi e più o meno impliciti. Per cui è opportuno che il genitore NON si metta in conflitto con l’insegnante, piuttosto che collabori (il genitore non è l’anti-docente), ponendo le domande, suscitandole sui diversi argomenti per stimolare i ragazzi.
Il Tempo E’: costruiamo la “linea del tempo”, cioè le ore trascorse nell’arco del pomeriggio fino alla sera dai ragazzi, come occasione in cui aiutarli a organizzare il proprio tempo, tenendo conto dello studio, delle pause, dello sport, della cena: tempo che diventa così occasione per il ragazzo per imparare a scegliere (es. quanti cartoni/film alla TV?).
Dove lo studio non è “la costrizione” ma fa parte della vita. E per i casi in cui entrambi i genitori sono fuori casa, tempo su cui ci si può coinvolgere preventivamente coi ragazzi, chiedendo come sarà organizzato per il giorno dopo o come è stato trascorso.

Acquisire procedimenti, abilità di studio, va oltre la meccanica del “leggere e ripetere”, o l’acquisizione di informazioni, così tanto disponibili ora, perché studiare vuol dire esercitare la ragione, pensare e appassionarsi sempre più alla realtà attraverso le discipline scolastiche.
Un processo quindi in continua tensione, per guadagnare qualcosa per sè.
Un processo che si impara nel tempo, richiede una solida relazione con i genitori e diventa risorsa nel processo educativo.

Numerosi gli spunti e le domande rivolte dai genitori, anche sul metodo di studio. Fra queste le osservazioni di chi, tornato la seconda volta, ha raccontato dei propri tentativi messi in atto sulla base di quanto suggerito nel corso del primo incontro. O di chi ha raccontato che, secondo la linea del tempo, lo studio è sempre messo all’ultimo posto.
Ma a frenare “l’ansia”, seppur giustificata , dei genitori, Mazzeo ha raccontato diversi episodi accaduti anche nei giorni scorsi, di “insuccessi” dei ragazzi e di tentativi anche ironici di ripresa, in un rapporto. A dimostrazione che
anche per i casi più “disperati” nel tempo è possibile che la proposta dello studio diventi un’occasione reale di conoscenza.
Serve perciò da parte nostra tanta pazienza, come ha detto una mamma. Perché i ragazzi possano scoprire le proprie possibilità e capacità.

Molti altri gli argomenti sono stati trattati nelle serate (come studiare, come leggere, come sostenere con gli incentivi in contrapposizione con le “punizioni” che non devono essere, se proprio ci sono, sproporzionate) che si sono dimostrate quindi ricche e di confronto.

Il prof. Mazzeo ha proiettato slide sul tema che saranno presto rese disponibili sul sito del Comune di Crema-Settore Scuola.

04/12/2008




 
 
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